Il carattere_ Smontiamo i libri.

Quando si parla di libri si discute degli autori, delle trame, della storia, insomma della parte “software”. Trascuriamo sempre la parte “hardware”. Ma agli amanti dei libri piace anche il tipo di carta, il materiale della copertina, il tipo di inchiostro. Iniziamo a “smontare” i libri e capire meglio come sono fatti, partendo dalla parte più visibile ma la cui storia è la meno nota : il carattere.

Nel Cinquecento il tipografo francese Claude Garamond ha disegnato il famoso carattere che prende il suo nome. Il carattere che state leggendo in questo momento, che è stato leggermente modificato nel 1958 da un collega bolognese di Garamond, il tipografo Francesco Simoncini, oggi è il carattere presente nella quasi totalità dei libri che avete sfogliato, il Simoncini Garamond. Tutti i libri da cinquecento anni sono sotto dittatura Garamond.

Chi utilizza caratteri differenti utilizza parenti molto stretti del Garamond. Nei libri Einaudi si stampa l’Einaudi Garamond, commissionato dall’editore a Simoncini, potrete riconoscerlo solamente dagli accenti acuti “movimentati” sopra le ì e ù. Mondadori sembra utilizzi un carattere differente, il Palatino, molto simile al Garamond, e viene chiamato Garamond tedesco. Si differenzia per il vuoto all’interno delle lettere più ampie e le stanghette delle b e delle p più corte. Il carattere nemico dell’onnipresente Garamond è il Baskerville, disegnato nel 1757 da John Baskerville ,utilizzato e stampato da Adelphi.Contro la volontà di Arnoldo Mondadori, per la collana stampata negli anni ’20 dei Classici Mondadori è stato disegnato e utilizzato il moderno  Pastonchi.

Oltre a non conoscere, fino a questo momento, l’uso e la storia dei caratteri, non sappiamo neppure l’etimologia della parola font. Font nasce dalla lingua francese medievale “fonte”, che significa fuso. Fuso era il pezzo di metallo fuso per creare il carattere della macchina a caratteri mobili inventata nel 1454 da Gutenberg.

Anche i caratteri sono riusciti a fare le proprie squadre e a mettere i propri confini. I due principali insiemi sono composti dai caratteri graziati (serif in francese significa grazia), caratterizzati da piccoli ganci, piedistalli, linee ispessite e assottigliate, che aiutano a legare le parole nere tra loro, attutire il bianco della carta al nero dell’inchiostro, e i bastoni (Sans Serif) che sono quei caratteri con linee dritte e senza abbellimenti (le grazie,) composto dall’ Helvetica, l’Arial, il Verdana, il Futura…tutti caratteri preferiti per le pubblicità,  marchi,  internet, manifesti e tutto quello che ha necessità di poche righe e testi brevi.Nei secoli le lettere si sono sempre più caratterizzate da linee rette rispetto a quelle curve, utilizzate nell’antichità perché più facili da scolpire nella pietra. Caratteri con minori grazie come il Bskerville, il Times new roman o Georgia sono esempi di questo aggiornamento dei caratteri. Tutte le modifiche dei caratteri, nei secoli sono state fatte più per le differenti tecniche di stampa (esempio da stampa a caratteri mobili a fotocomposizione al computer). Ma anche qui i vincitori non sempre si sono rilevati quelli più forti: Microsoft ha cercato di comprare il carattere Helvetica da una società svizzera che ha declinato l’offerta, obbligando la Microsoft a farsi disegnare un carattere proprio. Nasce così l’Airal. L’Helvetica verrà poi utilizzato dal Mac, mentra la Apple nel 1984 adottò l’Itc Garamond.Alcuni caratteri sono protetti da brevetto, alcuni sono liberi

Leggiamo i vari caratteri, abbiamo i nostri preferiti nella lettura e quelli per scrivere, conoscendoli meglio potremo apprezzarli maggiormente e avere ulteriori sane fissazioni. Dopo aver letto questo approfondimento quale sarà il vostro nuovo carattere preferito ?

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