Contro l’apologia dell’ignoranza e a favore dell’orgoglio Radical Chic.

Fino a pochi anni fa l’ignoranza veniva vista come disdicevole e per chi era proattivo, scoprire di non conoscere un argomento era un’ottima occasione per rimediare a questa condizione leggendo, chiedendo agli esperti, iscrivendosi a corsi e in ultima analisi, non riuscendo a capire l’argomento, perchè fuori dalla propria portata, si manteneva la dignità dichiarando che l’argomento non era nella propria area di competenza. La risoluzione di un caso medico veniva richiesto al proprio medico di fiducia, un’analisi geopolitica veniva letta su una rivista specializzata, per una teoria scientifica veniva richiesta la spiegazione ad un conoscente che per comprovati studi scientifici aveva possibilità di parola sull’argomento.

Di colpo abbiamo avuto accesso a qualsiasi risposta digitata sulla barra di Google e per le risposte su argomenti di cui non avevamo mai neppure minimamente pensato di interessarci, il classico video breve sui social ha attivato in noi la curiosità. Secondo la logica, con questi strumenti avremmo dovuto eliminare l’ignoranza, non avere più domande sospese a cui non sapere rispondere. La soluzione che avrebbe dovuto essere risolutiva al problema è diventata essa stessa il problema: la mancanza di un’alfabetizzazione di base ha portato persone all’apparenza normali a credere a qualsiasi teoria trovata sulla rete. Le teorie cognitive spiegano molto bene questa distorsione, a partire dallL effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media mentre esperti della materia tendono a sottovalutare la propria conoscenza.

Questa bulimia di informazioni disorienta le persone con bassa istruzione e debole alfabetizzazione scientifica. Li rende saccenti su temi fuori dalla propria portata e iniziano un percorso di auto-generazione di una cultura della disinformazione e del complotto. I temi di cui si nutrono sono i più complessi e una stessa persona riesce a parlare nello stesso momento di virologia e geopolitica con la stessa convinzione mentre entra in difficoltà nel leggere e comprendere delle semplici istruzioni.

Le prime volte l’analfabeta funzionale con molta vergogna affrontava questi temi in una discussione rendendosi conto della propria pessima preparazione. Navigando su internet, guardando video di complottisti e divulgatori di fake news ha rafforzato nel tempo la propria autostima. Ha preso coraggio e si è autoconvinto di sapere tanto quanto l’esperto che ha studiato anni quella specifica materia. Con l’aggravante di essersi convinto anche che i vari esperti siano corrotti e guidati da poteri forti. Iniziando così una avvolgimento in teorie del complotto e isolamento con persone che siano allineate con il proprio pensiero. I numeri e la crescita di questo fenomeno preoccupante sono stati previsti nel film Idiocracy , dove l’umanità intera si alimenta di cibo spazzatura davanti ad una televisione gigantesca che trasmette solo programmi idioti, grazie a questa deriva gli esseri umani sono diventati tutti stupidi, portando il mondo al limite del collasso ambientale e sociale. Il film è molto divertente, ma dopo averlo visto e con un occhio critico si guarda chi con maggior approfondimento intorno a noi, verificando che i numeri sull’analfabetismo funzionale sono reali e ci troviamo accerchiati di persone mediocri che credono di aver capito tutto iniziamo a preoccuparci.

Un’altra strana tendenza ha preso piede negli ultimi anni, quella delle persone mediamente migliori come cultura e preparazione di quest’ultima specie di analfabeti di ritorno: sono quelli che nonostante abbiano le capacità di analisi e sanno i propri limiti culturali, vista la numerosa deriva antisistema e anticulturale hanno la tendenza a detestare gli esperti che si contrappongono alla mancanza di cultura. I divulgatori che cercano di portare la conoscenza al di fuori delle aule universitarie, Burioni è un esempio, diventano antipatici anche a chi mediamente potrebbe fare la propria parte in maniera dignitosa, conoscendo il proprio limite e rimanere in ascolto sapendo selezionare gli esperti da seguire. Invece prevale il fastidio per chi ha avuto un successo (molto) maggiore di quello personale. Prevale l’insofferenza per una presunta mancanza di libertà che per alcuni deve essere superiore alle regole che impongono ad una società di vivere e prosperare. La propria libertà inviolabile deve superare qualsiasi confine anche quello della scienza e del vivere con civiltà. Non solo i complottisti si sono indignati per le regole che ci siamo dati per superare la pandemia, tra green-pass e obblighi vaccinali, ma anche la fascia di persone mediamente civili e acculturate si sono sentite infastidite dal dover seguire dei protocolli, regole e consigli da chi ne sa più di noi.

Questa tendenza ad allontanare la cultura e rimanere nella propria confort-zone dove basta “googolare” per ricevere una risposta che ci rassicura ha creato un nemico che è il radical-chic della cultura e del successo sociale. Chi ha avuto successo perché ha studiato, ha avuto maggiori possibilità di crescita personale e nella società conta più di noi, crea fastidio in particolare quando ci indica un percorso che può limitare una nostra libertà personale a favore di una garanzia sociale. Entra in questa fase il meccanismo del disimpegno morale : critico i comportamenti altrui e di chi vuole guidare con pragmatismo le scelte sociali, sanitarie, di convivenza e accoglienza ma quando poi rientro nel perimetro della propria vita, la prospettiva cambia. Le piccole regole di convivenza saltano. La propria libertà diventa prevalente su quella sociale. Se durante la pandemia sono state impostate delle regole per limitare il contagio e tutelare i fragili, la mascherina diventa un fastidio insopportabile, le limitazioni alla mobilità di alcuni brevi periodi sono completamente non da rispettare mentre quelle che riguardano gli altri, ad esempio sulla mobilità dell’immigrazione devono essere fatte rispettare anche con la forza e la mancanza di umanità. Quello che vale per la propria famiglia non vale per la comunità.

Su questa spinta per le proprie singole libertà, ignoranza e analfabetismo funzionale la politica ha le sue colpe. La spinta ad avere una comunicazione attrattiva che permette grazie alla paura di creare consensi è un fenomeno pericoloso. Ad esempio la sicurezza è un argomento che genera consensi inversi alla realtà, un solo fatto criminoso è di per se un problema, ma chiedendo se negli ultimi dieci anni è peggiorata la sicurezza nel proprio paese la risposta è quasi sempre positiva. La percezione dovuta a slogan populisti di una certa politica ha creato la percezione che il problema sicurezza è sempre maggiore e tendenzialmente in crescita.

Su questo e su altri argomenti politici e sociali si evidenzia quanto slogan, brevi video e frasi ad effetto abbiano distorto la percezione della realtà a milioni di persone in Italia e nel mondo. Nelle discussioni numeri e percentuali non vengono presi neppure in considerazione ma si portano avanti tesi che sono entrate in testa grazie alla bravura di chi ha lanciato lo slogan. Consideriamo inoltre che il 30% degli italiani non è in grado di capire una percentuale e di confrontare due percentuali con numeri assoluti differenti.

E’ giusto accusare chi segue queste teorie del complotto e chi segue fideisticamente delle idee non supportate da numeri e fatti concreti ? E’ giusto essere indignati per il falso concetto che sia democratico paragonare il valore della mia ignoranza come quello della tua cultura ? In ogni ambito questa democrazia dell’ignoranza è pericolosa. In ambito sanitario, delle scienze, della politica è dannoso che due persone con differenti culture possano dire con la stessa voce la propria opinione. Questa opinione può poi portare a delle scelte che coinvolgeranno l’intera società con effetti disastrosi. Siamo sempre stati convinti che la democrazia sia il metodo di governo corretto, ma oggi siamo ad un bivio tra democrazia ed epistocrazia.

L’epistocrazia è una forma di governo in cui il diritto di voto è subordinato alla conoscenza degli argomenti.[1]

È un sistema contro l’incapacità, l’impreparazione e la non conoscenza, e che prevede l’accesso all’elettorato attivo a tutti i cittadini che possiedono le conoscenze fondamentali ad esprimere un giudizio autonomo di voto e all’elettorato passivo a tutti i cittadini che dimostrano preparazione e idoneità a ricoprire una specifica carica istituzionale. Questo concetto vale per il voto politico ma deve valere per tutte le scelte che coinvolgono il singolo quando le proprie decisioni condizionano la società

Oggi vengono invertiti i valori. Chi è ignorante e parla di qualsiasi argomento è visto come un eroe della libertà, che combatte contro i poteri forti, contro le imposizioni dall’alto. Chi invece ha studiato, ha avuto successo e ha una posizione all’interno della società viene accusato di essere parte di un’èlite, di essere radical chic, di prendere parte alle decisioni importanti solo per un ritorno personale e per logiche di corruzione o interesse personale. A questo punto dobbiamo fare una scelta, giustificare la cultura dell’ignoranza, del falso mito dell’uno vale uno che ha corrotto gli ultimi anni della discussione pubblica. Il mio parere non vale come quello, su un tema scientifico, del Nobel della fisica Giorgio Parisi, e non può valere la mia idea di immunità di gregge rispetto a quella dell’odiato “virostar” che divulga la sua materia in televisione. E’ il momento di fare questa scelta e stigmatizzare gli ignoranti, elevando il ruolo degli intellettuali. Chi ha studiato, ha una visione del mondo da una prospettiva elevata perché ha fatto un percorso di studi e continua a leggere e a rimanere informato, se viene chiamato radical chic in maniera dispregiativa deve prendere questa etichetta come un vanto. E’ un orgoglio essere un intellettuale, una persona di cultura che legge e ha una visione del mondo grazie agli occhiali del pragmatismo e dell’istruzione.

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo ? La prima regola è non perdere tempo con la prima categoria, quella dei complottisti che sono convinti delle proprie infinite competenze. E’ tempo perso, non cambieranno mai idea e ci sfiniranno con deliranti tesi lette a caso su internet. Allontaniamoci dalla seconda categoria, quelli che pensano che uno vale uno, che seguono le teorie populiste e non ragionano con il pragmatismo. Affrontando una discussione senza numeri, e riferimenti culturali saprete subito che la discussione è da interrompere. Con chi invece fa domande e non impone ricette, chi discute mettendo in discussione i numeri, vi indica esempi con riferimenti a libri letti e da leggere, potete aprire la discussione. Sono molto preoccupanti le tendenze di un certo corrente complottista, populista che rivendica finte libertà personali. Tenendo alto l’orgoglio per l’interesse sulla lettura, rivendicando gli intellettuali come esempi positivi e i radical chic come esempio positivo di chi ha avuto successo, possiamo nel nostro piccolo dare un esempio che possa convincere quella parte di persone che oggi sono nel mezzo, disorientati tra teorie suicide e una cultura accusata di essere èlite.

Andiamo controcorrente : passeggiamo con un libro in mano, pubblichiamo sui social la recensione di un libro, demonizziamo ignorandoli i complottisti e i difensori di una falsa libertà, esaltiamo gli intellettuali avendo il coraggio di affermare che chi viene indicato come radical chic,chi ha un rolex e una posizione sociale li ha ottenuti perché con lo studio, l’impegno e la costanza se li è guadagnati grazie a parole oggi abusate che sono competenza e merito. E se veniamo accusati anche noi di essere radical chic prendiamolo come un complimento e come il raggiungimento di un nobile obiettivo.

NON PENSARE ALL’ELEFANTE_George Lakoff

Un’ottima lettura per rendere maggiormente consapevole l’elettore e il cittadino, qualsiasi sia il vostro pensiero politico. A qualsiasi livello vi interessiate al bene comune è fondamentale avere gli strumenti per poter “leggere” e valutare le proposte di chi si candida a gestire la politica del proprio paese, città e nazione. Non facciamoci prendere in giro da luoghi comuni e “frame” pre-costruiti. Posiamo intervenire in una discussione politica se sappiamo come esprimere i nostri valori con rispetto ma con fermezza. Questo libro ci insegna come e cosa ascoltare e in quale modo farci ascoltare.

I leader populisti non usano parole a caso, sanno quali reazioni provocheranno nel nostro cervello. In questo libro, bestseller negli Stati Uniti, il linguista e scienziato cognitivo George Lakoff chiarisce i meccanismi attraverso cui il linguaggio politico influenza le nostre scelte.

«Leggete Lakoff, anzi studiatelo, e poi mettete in pratica i suoi insegnamenti.». – Dalla prefazione di Gianrico Carofiglio

«Non pensare all’elefante! è una di quelle letture che andrebbero ripetute a intervalli regolari.». – Giovanni De Mauro, direttore di “Internazionale”

I leader populisti non usano parole a caso, sanno quali reazioni provocheranno nel nostro cervello. In questo libro, bestseller negli Stati Uniti, il linguista e scienziato cognitivo George Lakoff chiarisce i meccanismi attraverso cui il linguaggio politico influenza le nostre scelte. La mente, spiega l’autore, funziona metaforicamente. Ogni parola rimanda a una cornice (o frame) che rappresenta un’idea di mondo. È sorprendente scoprire quanto sia autoassolutoria l’espressione “cambiamento climatico” rispetto a “riscaldamento globale”; come “sgravio fiscale” veicoli l’idea che le tasse siano un inutile fardello; o le metafore “ondata” o “invasione”, associate ai migranti, contribuiscano a rovesciare i termini del problema. La vera sfida è nelle parole. Se si vuole imporre una visione diversa da quella intollerante e populista, bisogna smarcarsi da quel lessico e definire nuovi quadri di riferimento ideali. Significa questo Non pensare all’elefante!: non usare le stesse parole dell’avversario, o si finirà per veicolare le stesse idee.

Libro del mese di FEBBRAIO

Nel mese di Febbraio leggeremo “In un volo di storni” di Giorgio Parisi.

Nel mese di Febbraio leggeremo “IN UN VOLO DI STORNI” di Giorgio Parisi. Ci vediamo o meglio ci sentiamo su CLUBHOUSE mercoledì 2 Marzo alle ore 21.00 per discutere del libro. Per partecipare utilizza il seguente link :  https://www.clubhouse.com/join/libro-ti-lovvo/6Zyt6ECl/m78g5reB   “Il lavoro migliore di una vita di ricerca può saltare fuori per caso: lo si incontra su una strada percorsa per andare da un’altra parte.”“Le idee spesso sono come un boomerang: partono in una direzione ma poi vanno a finire altrove. Se si ottengono risultati interessanti e insoliti, le applicazioni possono apparire in campi assolutamente imprevisti.” Realtà sperimentali che sembrano sfuggire a ogni legge, ricerche che portano a scoperte che sorprendono lo stesso ricercatore, il lampeggiare dell’intuizione fisica e matematica: è il mondo indagato da più di cinquant’anni da Giorgio Parisi, vincitore nel 2021 del premio Nobel. Dall’ingresso, nel 1966, all’istituto di Fisica di Roma (dal retro, perché gli studenti dei primi due anni non potevano passare dalla porta principale) al Nobel sfiorato già all’età di venticinque anni, dagli studi pionieristici sulle particelle all’interesse per fenomeni enigmatici come le trasformazioni di stato, i “vetri di spin” e il volo degli storni, dalle riflessioni su come nascono le idee a quelle sul senso della scienza nella nostra società, questo libro è un viaggio nella mente geniale di un fisico che ha cercato le regole dei sistemi complessi, perché quelli semplici gli sono sempre sembrati un po’ troppo noiosi.

Ci “vediamo” il 2 Marzo per volare alto con questo libro.
Buona lettura !

Questionario “Gli effetti cognitivi e motivazionali del social reading”

Riceviamo e pubblichiamo, partecipate al questionario !!!

Buongiorno,     
Mi chiamo Pontiggia Michela, sono un’insegnante laureanda magistrale in Psicologia a indirizzo Tecnologico dell’Università telematica eCampus. Vivo in provincia di Sondrio.  Per la mia tesi “Gli effetti cognitivi e motivazionali del social reading”, con la supervisione della prof.ssa Manuela Cantoia, professore associato di Psicologia Cognitiva Applicata e Psicologia dell’Apprendimento, sto conducendo una  ricerca che ha l’obiettivo di indagare i processi di lettura degli adulti sul piano cognitivo e motivazionale. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione ed a persone che fanno parte di gruppi di lettura un questionario che potete trovare al seguente link     

https://forms.gle/K4W6VwH3ei7ea7cN8    

E’ anonimo e non valutativo, indirizzato a lettori di almeno 18 anni di età.  I dati anagrafici raccolti servono semplicemente per il trattamento statistico e non precludono l’anonimato. La compilazione richiede circa 15 minuti. I dati raccolti verranno comparati e integrati a quelli che sto acquisendo nei gruppi del Sistema Bibliotecario della Valtellina e della Valchiavenna e a persone della mia provincia.  Riuscite gentilmente a farlo girare tra i vostri lettori, o a darmi qualche suggerimento per poterlo condividere con persone interessate e disponibili a partecipare ?   Lieta dell’opportunità che questo percorso mi sta offrendo, conto sulla vostra collaborazione e competenza, ma ancor più sulla passione che ci sostiene e ci accomuna.  Vi ringrazio di cuore per l’attenzione ed auguro buone feste
Michela Pontiggia  

Libro del mese di GENNAIO

Nel mese di Gennaio leggeremo “La gita in barchetta” di Andrea Vitali.

Ci vediamo o meglio ci sentiamo su CLUBHOUSE martedì 2 febbraio alle ore
21:00 per discutere del libro. Per partecipare utilizza il seguente link : https://www.clubhouse.com/join/libro-ti-lovvo/HhtJ8VoE/M5eADbyp

Tre sorelle, tre destini. E un intero
paese che guarda e, soprattutto, parla.

Nella Bellano insolitamente ventosa di inizio 1963, Annibale Carretta dovrebbe essere
conosciuto come ciabattino. Dovrebbe, perché la sua indole è sempre stata
un’altra. Nato «strusciatore di donne», uno che approfitta della calca per fare
la mano morta, nella vita ha rimediato più sganassoni che compensi per le
scarpe che ha aggiustato. Ed è finito in miseria, malato e volutamente
dimenticato dai più. Ma non dalla presidentessa della San Vincenzo, che sui due
locali di proprietà del Carretta, ora che lui sembra più di là che di qua, ha
messo gli occhi. Vorrebbe trasformarli nella sede della sua associazione. Per
questo ha brigato per farlo assistere da una giovane associata, Rita Cereda,
detta la Scionca, con il chiaro intento di ottenere l’immobile in donazione. E
in parte ci riesce anche, se non fosse che quelle due stanze del Carretta ora a
Rita farebbero parecchio comodo. Le vorrebbe dare alla madre per il suo
laboratorio di sartoria, e alleviarle così il peso della vita grama che fa:
vedova e col pensiero di una figlia zoppa, Rita, appunto; una malmaritata,
Lirina, che non sa come liberarsi del muratore avvinazzato che ha sposato; e
poi Vincenza, bella ma senza prospettive, che seduta sul legno di una barchetta
vede riflesso nello specchio del lago il destino che l’attende e al quale non
sa sottrarsi. Su queste prime note si intona la sinfonia di voci e di vicende
che hanno fatto di Bellano il paese-mondo in cui tutti possono ritrovare
qualcosa di sé, e che nella Gita in barchetta interpreta una delle migliori
partiture composte dalla penna leggera e tagliente di Andrea Vitali. Per i
lettori è l’irresistibile occasione di immergersi ancora una volta
nell’intreccio sorprendente di storie che è la vita.

Ci “vediamo” il 2 febbraio per discutere di questa bella storia.
Buona lettura !

Dove guardare, sentire, parlare di libri ?

Dove possiamo leggere le novità letterarie, consultare le recensioni, scoprire i nuovi autori e sentire il perché e come gli scrittori hanno deciso di iniziare i propri libri?

Ovviamente in maniera disinteressata possiamo dirvi che tutto quello che riguarda i libri lo potete trovare in su librotilovvo.com 🙂 . Ma se volete confrontare anche altre fonti ecco un piccolo elenco per poter rimanere aggiornati sulle novità e avere spunti per poter leggere nuovi autori e libri inediti.

Prima di tutto è importante sapere come vengono stilate le classifiche dei libri più venduti, dove troviamo lo spunto per iniziare un libro. Le classifiche vengono gestite da due società di analisi dati, Nielsen e Gfk. I dati vengono raccolti dai registratori di cassa di un campione rappresentativo di librerie indipendenti e negozi di catene librarie a cui dal 2019 vengono aggiunte anche le vendite di Amazon. I numeri vengono proiettati a livello statistico e generano la classifica che potrete trovare sui quotidiani e sui siti internet che trattano l’argomento. Le classifiche vengono presentate graficamente in maniera differente. Viene indicato l’indice di vendita rispetto al primo in classifica, ma il volume di vendita può cambiare molto rispetto al periodo: il libro primo in classifica a maggio può vendere molto meno del decimo in classifica a Natale quando le vendite schizzano verso l’alto. In base alle classifiche verranno influenzate le vendite e gli editori programmeranno eventuali ristampe o promozioni.

Gli speciali pubblicati dai quotidiani sono lo strumento migliore per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni. Escono in abbinata al giornale durante il fine settimana quando si ha più tempo per leggere e approfondire i temi culturali. Molto completi e interessanti sono “La Lettura” del Corriere della Sera,  “Robinson” l’inserto de La Repubblica,  “Tuttolibri” abbinato al Tempo. Per approfondire ulteriormente esistono periodici che ampliano ulteriormente l’analisi letteraria, come il mensile “ L’Indice”. Ogni rivista ha la sezione sui libri, provate a cercarla su tutti i giornali che trovate abbandonati.

Un altro canale per trovare proposte c’e’ anche la radio, dove si sottolinea il programma “Il cacciatore di libri” in onda alle 6:30 e alle 15:30 su Radio 24. Anche in televisione sono presenti molti programmi interessanti. Il primo rivolto ai più giovani ma di interesse per tutti i curiosi, “Per un pugno di libri”, in onda il sabato su Rai 3 alle 18.00.

Come conduttrice del famoso programma dedicato ai libri e ai ragazzi quest’anno c’è Geppi Cucciari, dopo che nella conduzione si sono alternati Patrizio Roversi, Neri Marcorè e Veronica Pivetti, al cui fianco ci sarà il sempre presente critico letterario, Piero Dorfles, il Professore, pronto a stimolare i ragazzi delle superiori (e noi da casa) a leggere i grandi classici e a maturare delle riflessioni coi suoi toni ironici. Ogni puntata di “Per un pugno di libri” vede al centro un titolo letterario considerato un grande classico che viene scoperto e riscoperto in una chiave nuova ogni volta, tanto da rendere il programma adatto non solo ai ragazzi ma a qualsiasi amante della buona letteratura.

Durante la settimana non sono da perdere “Quante storie”, in onda dalle 12,45 su Rai 3, dove si cerca in ogni puntata di scoprire quali siano le storie, i libri, i film e le mostre che meglio raccontano i cambiamenti dell’Italia contemporanea. Tra interviste, dibattiti, recensioni e stroncature, il programma offre uno spaccato del paese e spesso vengono consigliati libri che affrontano e approfondiscono i vari temi. A seguire, alle 13:45, Paolo Mieli presenta “Passato e Presente”dove si raccontano le storie dall’’Impero Romano ai diritti delle donne, dal nazismo ai papi postconciliari, dagli imperi medievale alla decolonizzazione del Nordafrica, dall’Unità d’Italia alla Russia comunista: è un lungo viaggio tra i grandi temi del passato più o meno remoto. Ospiti importanti e un gruppo di studenti universitari ci aiutano a percorrere le tappe della storia più o meno remota. Ad ogni appuntamento gli ospiti sono obbligati a consigliarci tre libri sull’argomento.

Sui social potrete trovare un po’ di tutto, da pagine dove si condividono solo immagini con una bella frase a pagine dove ogni tanto viene presentato un titolo interessante.

Meno programmabili ma molto stimolanti sono le classifiche casalinghe che si trovano nelle piccole biblioteche indipendenti dove appassionati librai espongono i titoli più interessanti. Non da meno in alcune biblioteche potrete trovare bibliotecari che sapranno tirare fuori dagli interminabili e strapieni scaffali titoli che negli anni vi eravate persi. Non dimenticate di entrare in libreria e in biblioteca anche solo per sentire il profumo dei libri, non sarà molto facile uscire a mani vuote. Non sono biblioteche nel vero senso della parola, ma sono anche più interessanti. Sono le biblioteche itineranti. Biblioteche su ruote, a quattro ruote come camper , a tre come la mitica  Ape Piaggio,  a due come biciclette con libreria come optional, e librai girovaghi che con pochi titoli e molta passione vi faranno scoprire un mondo nuovo e titoli che in una classica libreria avreste fatto fatica a scorgere.

In ultimo ma il posto più importante dove scoprire un libro, la tecnica per scriverlo, le origini dell’idea che ha avuto lo scrittore è la presentazione del libro stesso. Le novità editoriali vengono presentate in incontri in cui potrete farvi spiegare il metodo e  le parti non scritte tra le righe sul romanzo, sul saggio o la biografia e conoscere l’autore.

Potrete fare le domande direttamente a chi ha scritto quelle righe e scelto quel titolo. Sarà molto coinvolgente e anche quando leggerete il libro sarà molto più attraente, non solo perché sarà un libro autografato, ma perché la strada fatta con quel libro è iniziata tra voi e l’autore ben prima di iniziare l’introduzione.

Divertitevi a scoprire le vostre nuove letture.

Parlare di libri sui Social. Libro ti LOVVO ha aperto il suo canale su CLUBHOUSE.

In un mondo in cui le discussioni sui Social vengono prese d’assalto da chiunque con toni offensivi, fake news, immagini e frasi sgrammaticate postate dal primo che passa, dove l’analfabeta funzionale con un semplice post ha la stessa visibilità del professore e ricercatore, dove condivisioni senza fonti ne analisi fanno più adepti di uno scritto approfondito e redatto da un professionista del settore e scorrere la sezione commenti è come fare un volo su una discarica a cielo aperto, è sempre più difficile trovare un luogo virtuale dove poter parlare di libri, di attualità, di cultura dove imparare e nel proprio settore poter insegnare a chi sa meno di noi. Dopo anni di utilizzo dei social abbiamo tutti i dati che ci dimostrano che le diffusioni delle fake news proviene sempre più attraverso questi canali.

Sembra che il mondo dei Social abbia preso un binario divergente, senza possibilità di ritorno, con la cultura e l’educazione. Luoghi virtuali dove l’imbecille che una volta veniva zittito oggi grazie alla distanza virtuale gli permette di controbattere al commento di un professore universitario.

Esiste ancora un luogo dove si può entrare facilmente ed essere cacciati ancora più velocemente se si dimostra di essere maleducati e ignoranti. Questo luogo virtuale è nuovo ma con metodi di confronto e discussione molto antichi, non è possibile partecipare alle discussioni se non si è veramente preparati e la regola dell’uno vale uno non è applicata.Se condividere meme e frasi copiate attraverso i social è facile e porta anche qualche seguito, da oggi potrete rifugiati negli unici club in cui naturalmente, come avviene in un’aula di scuola, l’asino che raglia e il maleducato che non è in grado di relazionarsi vengono accompagnati immediatamente alla porta. Questo posto è CLUBHOUSE, il nuovo Social rilasciato ad Aprile 2020 che sta conquistando il mondo.

Lo abbiamo provato per voi. Il segreto di questo nuovo Social è che si può partecipare alle varie stanze all’interno dei Club tematici solo con la voce. Già nel momento in cui si entra in un Club o in una stanza, il nome dell’argomento di cui si discuterà è chiaramente esposto sulla porta. Sarà difficile entrare in una stanza il cui argomento indica temi di basso livello e di probabile diffusione di fake news. Se l’argomento sarà “La terra è piatta” difficilmente una persona di buon senso perderà tempo ad ascoltare. Come in un aula scolastica si alza la mano e si può discutere solo se preparati e si rimane nella discussione a patto di essere educati. Non è possibile condividere nulla, non rimane nulla registrato. Come in una discussione reale emerge subito se si è ignoranti in materia e di conseguenza ci si autoesclude. Oppure non avendo le competenze ma volendosi informare si rimane educatamente al proprio posto tra il pubblico. Librotilovvo.com ha aperto il suo canale su CLUBHOUSE, con l’obiettivo di parlare di libri, di consigliarci modi e tecniche per leggere di più e meglio, per creare un gruppo di lettura. Iscrivetevi e provate la nuova era dei Social, che con la modernità e dopo l’esperienza di oltre un decennio con i Social tradizionali è tornato all’antico utilizzo della voce. Provando questa esperienza farete fatica a digerire le discussioni e l’informazione a cui vi siete quasi abituati su Facebook Twitter & Co. Iscrivetevi al CLUB di Librotilovvo seguendo il link : https://www.clubhouse.com/club/libro-ti-lovvo

Ci vediamo… anzi ci sentiamo presto !

Come si stampano i libri nel tempo_Smontiamo i libri.

Facciamo insieme un passo indietro e uno in avanti. Un passo indietro di circa duecento anni ed entriamo in una tipografia. L’odore tipico dell’inchiostro e del piombo e il rumore delle macchine tipografiche li sentiamo molto prima di varcare la soglia, dove ci accolgono i tipografi in camice nero o blu. Sono operai particolari per l’epoca  in quanto tutti sanno leggere e tra questa classe sociale non è una qualità così scontata. In molti si ammaleranno di una malattia del sangue, chiamata saturnismo, provocata dai caratteri mobili di piombo. Oltre che leggere questi operai lo sanno fare al contrario. Devono inserire questi caratteri scrivendo le parole al contrario nelle lastre. Ogni errore nella scrittura oggi comporta una veloce correzione al computer, se non un’automatica correzione del computer stesso, mentre allora l’errore comportava la riscrittura dell’intera lastra. Lasciamo il rumore e il profumo di inchiostro e piombo e con un balzo in avanti entriamo in una tipografia dei giorni d’oggi. I tecnici hanno tutti i camici bianchi, verificano le fasi di stampa su grosse macchine che manovrano con schermi touchscreen se non comandati da remoto dall’ufficio di un’altra città.

Molte sono le innovazioni che ci separano dalla stampa con macchine e caratteri di legno nel VI secolo d.C. in Cina, passando per la stampa a caratteri mobili di Gutenberg del 1455,  l’introduzione delle stampanti rotative, macchine Lynotipe, stampe laser e come oggi oggetti di uso comune di stampe in formato 3D.

Oggi il 99% delle tipografie utilizza la stampa Offset. Le macchine Ofsfset sono ingombranti e costose ma possono essere ammortizzate sulle grandi produzioni.La stampa è di alta qualità, ben definita e i caratteri appariranno molto ben leggibili anche su carta non perfettamente liscia. Questo tipo di stampa viene effettuata attraverso dei rulli su cui sono incisi i caratteri o le immagini, che vengono impressi direttamente attraverso programmi specifici di computer collegati alle macchine. Le pellicole che avvolgono i rulli sono formati da polimeri gommosi bagnati di acqua e inchiostro. I rilievi grafici essendo repellenti si colorano solo dell’inchiostro che a loro volta imprimono il segno su un successivo rullo di caucciù che finalmente incontrerà e stamperà la frase sulla carta.

Nel caso di colori e immagini i rulli saranno quattro, ognuno con i colori primari, tra i quali la carta li attraverserà un rullo alla volta. Per effetti ulteriori come l’inserimento di colori oro e d’argento, immagini e caratteri in rilievo, effetti vellutati (soft touch) delle copertine, i fogli e cartoncini attraverseranno ulteriori rulli.

I fogli stampati verranno piegati in sessantaquattro parti, o trentadue, sedici, otto in base al formato del libro e passeranno al reparto legatoria. Le pagine verranno unite tra loro e avvolte dalla copertina con tecniche più o meno pregiate, utilizzano la cucitura o solamente l’incollatura. Il libro sembra aver raggiunto la sua forma ma non può ancora essere sfogliato. E’ necessario un passaggio in forno per eliminare l’umidità della stampa, processo che può durare una giornata e per poter spedire i libri alla libreria viene effettuato il taglio dei bordi sui tre lati.

Nelle più performanti tipografie, dove i reparti sono in un unico sito e le macchine sono le più moderne ed efficienti è possibile produrre diecimila copie in un giorno e mezzo. La realtà poi cambia dall’organizzazione della tipografia e rispetto alle tecniche di stampa, in media dalla stampa alla consegna in libreria può impiegare dalle quattro alle cinque settimane.

Oggi l’ultima frontiera della stampa sono le tecniche in 3D. Inventata nel 1983 dall’ ingegnere  Chuck Hull, con metodi e strumenti costosi, oggi la stampa in tre dimensioni permette di avere a poche centinaia di euro una buona stampante. . Sarà possibile ordinare e stampare direttamente a casa un libro con un formato diverso, con immagini tridimensionali e caratteri che oltre al profumo dell’inchiostro proietteranno la loro ombra sulla pagina di carta ? Vista la tecnologia con cui in questi millecinquecento anni ci hanno abituati ai diversi stili e materiali, non possiamo immaginare quale sarà la forma del libro nei prossimi anni. Come vi immaginate la libreria del futuro ? Buona lettura !

La carta_Smontiamo i libri.

Quasi sempre quando siamo arrivati alla fine di un libro, dopo aver visto le migliaia di lettere, punti sospensivi, punti esclamativi, ci ricordiamo delle frasi e delle parti che hanno alzato il nostro livello di attenzione e quelle che avremmo voluto saltare perché noiose. Non siamo però riusciti a vedere oltre lo strato d’inchiostro. Che carta abbiamo toccato? Era di qualità o di basso livello. Abbiamo idea di che grammatura si trattava e il tipo di lavorazione ?

Se la domanda è no a tutte le domande è il momento di fare chiarezza.

Come un enologo che a tavola sa distinguere la qualità del vino stappato e che al ristorante fa bella figura parlando a pari livello con il sommelier, anche noi che siamo appassionati del libro dovremmo avere una preparazione minima, oltre che sui contenuti, anche sul materiale di quel contenitore di parole e frasi.

Il più antico pezzo di carta rinvenuto è quello di un frammento di una mappa locale, prodotto con la pianta del gelso, risalente al II secolo a.C. e trovato sulla via della seta nel nordest della Cina. Da quel pezzo di carta la produzione migliora. Nel 751 a Samarcanda gli arabi rapiscono due cartai cinesi che vengono obbligati a rilevare la ricetta segreta. La produzione si allarga a Baghdad,  passando per l’Egitto, la Sicilia e verso l’anno 1000 sbarca in Spagna. Nel 1264 nascono le cartiere di Fabriano e da qui i fogli conquistano l’Europa. Si dovrà aspettare l’invenzione della stampa a caratteri mobili, dopo il 1400, che rende la carta leader per la produzione dei libri. Con la rivoluzione industriale nel 1700 aumentano i lettori e gli editori per limitare i costi aumentarono l’utilizzo del legno, diminuendo la qualità.

In Italia l’ottanta per cento della carta viene prodotta in provincia di Lucca e il maggior produttore di carta è il gruppo Burgo che da più di cento anni è il leader italiano del settore. Il gruppo Fedrigoni di Verona, è il più importante produttore di carta pregiata a livello mondiale, produce carta per confezioni, cartoncini, carta per libri illustrati e di narrativa stampati da editori attenti alla qualità della carta

La carta si produce dalle fibre di cellulosa, che vengono sciolte in acqua e stese in fogli. Questi fogli possono avere innumerevoli qualità in base al tipo di produzione e dal tipo di piante da cui viene estratta. Dal cotone e dalla canapa derivano i tipi di carta più preziosi. Dai tronchi di legno viene prodotta la carta meno nobile, contenendo lignina  tende ad ingiallire con l’umidità.

La carta di bassa qualità costa € 700 a tonnellata e viene utilizzata per stampare i quotidiani. La qualità si eleva progressivamente per i volantini, per la carta delle fotocopie, per i libri commerciali per arrivare alla carta pregiata che può costare € 1500 a tonnellata.

La carta si divide in carta naturale e trattata. La naturale nella norma si utilizza per i quaderni e agende. La qualità può variare molto in funzione del tipo di albero utilizzato che darà alla carta un colore più o meno opaco. Le carte trattate possono essere :

  • Patinate : utilizzate normalmente per le riviste, il cui effetto viene prodotto aggiungendo alla cellulosa il carbonato di calcio.
  • Marcate a feltro : i fogli ancora bagnati vengono stesi sul feltro che imprime delle irregolarità, nel libro stampato al tatto le pagine risulteranno molto piacevoli.
  • Goffrate o vergate : i fogli a secco vengono fatti passare attraverso dei rulli che imprimono dei disegni. Questa carta viene utilizzata molto spesso per le copertine.
  • Filigrana : in questa carta il disegno è all’interno dell’impasto, questa lavorazione viene effettuata sulle banconote e per i libri preziosi.

Gli editori italiani stampano i libri con alcune caratteristiche particolari. Tra i più attenti c’e’ Sellerio che utilizza un formato ridotto, sia per la comodità di tenere in mano il libro ma anche perché il costo di copertina sarebbe eccessivo. Sellerio utilizza una pregiata carta da settanta grammi (rispetto alla media è una grammatura elevata) prodotta a Fabriano. La famosa linea blu viene assemblata all’interno in carta naturale vergata e  la sovraccoperta in carta di cotone prodotta a mano e l’illustrazione incollata.
Anche Adelhi è tra gli editori attenti alla qualità, dal 1963 usa le sovraccoperte in carta acquarello rigata marcata feltro su tutti e due i lati. Iperborea utilizza la sovraccoperta in Imitlin, simile al tessuto e le pagine in carta finlandese molto morbida che si può apprezzare quando si aprono i libri. In genere i grandi editori, ad esempio Mondadori utilizza carta naturale di buona qualità ma che non può competere con gli editori fin qui presi ad esempio.

Sulla qualità inciderà anche come sono state assemblate le pagine, con la colla o con la più costosa cucitura a filo.

Essere a conoscenza di tutta questa tecnica vi farà sentire, mentre siete in biblioteca, come dei sommelier in una prestigiosa cantina. Potrete oltre che guardare il colore della copertina, assaporare il profumo delle pagine. Questo non potrà essere tra i pregi delle tecniche dell’editore. Il profumo è una combinazione della qualità della carta, del tipo di inchiostro, di come è stato conservato il libro. Ma queste casualità le sappiamo solo noi. Quindi nel valutare ad alta voce il tipo di graffatura della copertina e marcatura delle pagine, potete vantarvi di sentire quel profumo di bacche e agrumi tipico del libro di Sellerio.

Il carattere_ Smontiamo i libri.

Quando si parla di libri si discute degli autori, delle trame, della storia, insomma della parte “software”. Trascuriamo sempre la parte “hardware”. Ma agli amanti dei libri piace anche il tipo di carta, il materiale della copertina, il tipo di inchiostro. Iniziamo a “smontare” i libri e capire meglio come sono fatti, partendo dalla parte più visibile ma la cui storia è la meno nota : il carattere.

Nel Cinquecento il tipografo francese Claude Garamond ha disegnato il famoso carattere che prende il suo nome. Il carattere che state leggendo in questo momento, che è stato leggermente modificato nel 1958 da un collega bolognese di Garamond, il tipografo Francesco Simoncini, oggi è il carattere presente nella quasi totalità dei libri che avete sfogliato, il Simoncini Garamond. Tutti i libri da cinquecento anni sono sotto dittatura Garamond.

Chi utilizza caratteri differenti utilizza parenti molto stretti del Garamond. Nei libri Einaudi si stampa l’Einaudi Garamond, commissionato dall’editore a Simoncini, potrete riconoscerlo solamente dagli accenti acuti “movimentati” sopra le ì e ù. Mondadori sembra utilizzi un carattere differente, il Palatino, molto simile al Garamond, e viene chiamato Garamond tedesco. Si differenzia per il vuoto all’interno delle lettere più ampie e le stanghette delle b e delle p più corte. Il carattere nemico dell’onnipresente Garamond è il Baskerville, disegnato nel 1757 da John Baskerville ,utilizzato e stampato da Adelphi.Contro la volontà di Arnoldo Mondadori, per la collana stampata negli anni ’20 dei Classici Mondadori è stato disegnato e utilizzato il moderno  Pastonchi.

Oltre a non conoscere, fino a questo momento, l’uso e la storia dei caratteri, non sappiamo neppure l’etimologia della parola font. Font nasce dalla lingua francese medievale “fonte”, che significa fuso. Fuso era il pezzo di metallo fuso per creare il carattere della macchina a caratteri mobili inventata nel 1454 da Gutenberg.

Anche i caratteri sono riusciti a fare le proprie squadre e a mettere i propri confini. I due principali insiemi sono composti dai caratteri graziati (serif in francese significa grazia), caratterizzati da piccoli ganci, piedistalli, linee ispessite e assottigliate, che aiutano a legare le parole nere tra loro, attutire il bianco della carta al nero dell’inchiostro, e i bastoni (Sans Serif) che sono quei caratteri con linee dritte e senza abbellimenti (le grazie,) composto dall’ Helvetica, l’Arial, il Verdana, il Futura…tutti caratteri preferiti per le pubblicità,  marchi,  internet, manifesti e tutto quello che ha necessità di poche righe e testi brevi.Nei secoli le lettere si sono sempre più caratterizzate da linee rette rispetto a quelle curve, utilizzate nell’antichità perché più facili da scolpire nella pietra. Caratteri con minori grazie come il Bskerville, il Times new roman o Georgia sono esempi di questo aggiornamento dei caratteri. Tutte le modifiche dei caratteri, nei secoli sono state fatte più per le differenti tecniche di stampa (esempio da stampa a caratteri mobili a fotocomposizione al computer). Ma anche qui i vincitori non sempre si sono rilevati quelli più forti: Microsoft ha cercato di comprare il carattere Helvetica da una società svizzera che ha declinato l’offerta, obbligando la Microsoft a farsi disegnare un carattere proprio. Nasce così l’Airal. L’Helvetica verrà poi utilizzato dal Mac, mentra la Apple nel 1984 adottò l’Itc Garamond.Alcuni caratteri sono protetti da brevetto, alcuni sono liberi

Leggiamo i vari caratteri, abbiamo i nostri preferiti nella lettura e quelli per scrivere, conoscendoli meglio potremo apprezzarli maggiormente e avere ulteriori sane fissazioni. Dopo aver letto questo approfondimento quale sarà il vostro nuovo carattere preferito ?