Dizionario del bibliomane_Antonio Castronuovo.

L’autore avverte così chi inizia a sfogliare questo libro che racconta e approfondisce gli amanti e collezionisti di libri «Questo libro racconta una nutrita serie di fatti inerenti all’amore per i libri, e tutti comprovano che si tratta di un mondo zeppo di ossessioni, frenesie, capricci e irragionevoli stramberie».

Troveremo ad ogni lettera dell’alfabeto molti esempi di innamorati, con abitudini sane e meno sane, dei libri. Modi di leggere e accumulare, toccare e possedere i libri. Molti esempi ci faranno ridere o ci inorridiranno (alle volte tutti e due insieme), spesso ci ritroveremo tra gli esempi, senza il coraggio di dire che siamo anche noi così ad amici e conoscenti.

Scopriremo che facciamo parte anche noi di chi ha morbi librari, monomanie, fobie, avidità e gli smodati vaneggiamenti che affliggono gli accumulatori di libri (siano essi collezionisti, cacciatori, predatori, semplici compratori, bibliofili, bibliomani, bibliofagi…); siamo tra i tanti (ma purtroppo sempre pochi) che hanno un sano delirio. Il libro inteso come oggetto materiale, come merce e come idea, mezzo o strumento.
Tutto nasce da una domanda «Che senso ha affastellare libri, che costituiscono un pesante problema di conservazione e pulizia? Che senso ha se ognuno di quei libri verrà toccato sì e no ogni quindici anni?». Le risposte all’interno del libro svelano il paradosso di fondo: le fonti su cui s’incardina questo catalogo di morbosità sono a loro volta libri accumulati, alcuni rari, altri bizzarri, spesso del tutto superflui.
Tra le varie voci del dizionario scopriremo la figura del «biblio-patologo» che l’autore dichiara di voler fondare e che servirà a diagnosticare il morbo da cui egli stesso è affetto: quello incurabile della bibliofilia.

Un libro divertente, da leggere anche sfogliandolo a caso e scegliendo una lettera al giorno. Ad esempio prendendo la lettera “I” troveremo la descrizione dell’umanista Budè : “ Se ami davvero i libri e la lettura,nulla riesce a fartene staccare. Accadeva all’umanista Guillaume Budè, a cui nessuno riusciva a far alzare gli occhi dalla lettura, neanche quando un giorno accorse un servitore ad annunciargli trafelato che la casa andava a fuco. Budè gli rispose con calma di parlarne con la moglie: era lei che s’occupava degli affari domestici. Lui non aveva tempo per queste cose”.

Ecco uno dei moltissimi esempi in cui potremo trovare le giustificazioni per i nostri strani comportamenti che abbiamo con i libri. Sicuramente miglioreremo questo nostro strano e personale rapporto con carta e inchiostro e altrettanto probabilmente peggioreremo (e questa volta con orgoglio) quello con chi ci sta intorno.